Nell'ultima sera dell'anno per non dimenticare chi soffre il freddo, l'emarginazione e la perdita di speranza, in molte persone, realtà associative e istituzionali si sono unite all'associazione Camper emergenza e all'«Ultimo con gli ultimi», il veglione di San Silvestro per i senzatetto della città.
Il programma prevedeva alle ore 20 l’accoglienza, alle 20.30 la celebrazione della S. Messa (che è stata presieduta da don Maurizio Funazzi, Consulente Ecclesiastico di Camperemergenza, delegato dal Vicario Generale mons. Gianfranco Mascher che era indisposto) a cui è seguita la festa fino alla mezzanotte ed oltre, per il brindisi e il saluto al nuovo anno.
“Con questa iniziativa – ha spiegato Romano Damiani, presidente di Camper emergenza – vogliamo far capire alle persone come noi che hanno una casa, un lavoro, una famiglia che cosa vuol dire vivere ogni giorno senza un tetto, nel freddo dell’inverno inoltre desideriamo avvicinare i nostri fratelli emarginati perché in essi riconosciamo il volto di Nostro Signore Gesù e ci proponiamo di risvegliare in loro la speranza”.
A partire dallle venti, infatti, i senzatetto e molti bresciani (per un totale di oltre 600 presenze) si sono presentati al ritrovo di Camperemergenza e alle 20.30 è stata celebrata la messa per affidare nella preghiera il nuovo anno.
Nell'omelia, il Consulente dell'Associazione ha esortato chi ascoltava a rivolgere il cuore all'esempio dai pastori di Betlemme, che secondo il Vangelo «"si affrettarono verso la grotta". I pastori sono presentati dal Vangelo anzitutto come persone vigilanti e il messaggio degli angeli poteva raggiungerli proprio perché erano svegli.
Che significa questo per noi oggi? La differenza tra uno che sogna e uno che sta sveglio consiste innanzitutto nel fatto che colui che sogna si trova in un mondo particolare. Con il suo io egli è rinchiuso in questo mondo del sogno che può essere bellissimo oppure un incubo, ma, appunto, è soltanto suo e non lo collega con gli altri. Svegliarsi significa uscire da tale mondo particolare dell’io ed entrare nella realtà che ci è comune, nella verità che, sola, ci unisce tutti. Svegliarsi - ha osservato don Maurizio - significa per noi dunque innanzitutto abbandonare il nostro egoismo ed aprirci al fratello».
Nel ricordare che l'anno si apre per la Chiesa con la preghiera per la pace nel mondo, il Consulente di Camperemergenza ha riflettuto come «I conflitti nel mondo, l’inconciliabilità reciproca, tanta rovina che sembra estendersi anche in questa nostra Nazione non derivano tanto dalla presenza di uomini “cattivi” - se con questo intendiamo persone che mirano a distruggere piuttosto che a costruire - benché ce ne siano, ma derivano soprattutto dal fatto che in troppi siamo rinchiusi nei nostri propri interessi e nelle opinioni personali, nel nostro proprio minuscolo mondo privato.Forse incontriamo poche persone "cattive" nella nostra vita, ma di egoisti, se ne incontrano molti! Gente che vuole costruire, sì, ma solo per se stessa (e i suoi)».
Rivolgendo il pensiero all'opera dei volontari con le persone disagiate, in conclusione, il sacerdote li ha indicati come esempi concreti di questo "svegliarsi all'attenzione del fratello": «Ecco cosa dovrebbero essere i volontari del Camperemergenza e delle tante associazioni che si spendono per gli altri. Ecco l'esempio che noi qui presenti riceviamo da loro che non una volta sola, ma ogni sera feriale in tutto l'anno escono su queste strada. E se una buona azione è meritevole, se è vissuta con costanza essa è una virtù! Per e dal loro esempio siamo trascinati un po' anche noi a cambiare».
Subito dopo è iniziata la cena, grazia ai volontari del Camper e al gruppo della Protezione civile dell'Ana/Gruppo Alpini del Villaggio Sereno, di Mompiano e di Borgosatollo, i quali hanno allestito una struttura che ha ospitato le circa seicento persone (tra cui 150 senzatetto) accorse per festeggiare la serata di san Silvestro. Ricco il menù: oltre ad antipasti, affettati, formaggi e l'immancabile panettone, i volontari di «Cucina e amicizia» hanno preparato il risotto e la trippa, mentre gli alpini, capitanati dal presidente di Brescia trasporti Andrea Gervasi, hanno cucinato salamine e carne di cavallo.
Così, in un'atmosfera di festa, è stato possibile anche l'incontro e il confronto tra chi vive una vita "normale" e chi è stato costretto dalle difficoltà a vivere in mezzo alle strada.
È il caso di Walter (nome di fantasia), italiano di 35 anni che racconta di aver dovuto abbandonare la propria casa a seguito della separazione e la perdita del lavoro: «Andava tutto bene, finché non ho dovuto lasciare la casa in cui abitavo con la mia compagna. Poi ho perso il lavoro: non potendo più sostenere le spese mi sono trovato in mezzo alla strada».
La perdita del lavoro è la causa più frequente dell'emarginazione dei senzatetto, soprattutto tra chi non ha amici e famigliari in grado di aiutarli: accade soprattutto tra gli stranieri. Il caso di Ahmed è emblematico: «Sono arrivato in Italia dieci anni fa: avevo un lavoro e riuscivo a mantenere la mia famiglia, che mi aveva raggiunto in Italia. Poi ho perso il lavoro per la crisi: mia moglie e mio figlio sono tornati a casa, io sono rimasto solo e senza soldi». Storie di ordinaria disperazione simili a quelle di molti, a partire dagli anziani, come spiega il presidente di Camper emergenza Romano Damiani: «Molti si rivolgono a noi per avere un pasto, perché con la loro pensione non riescono ad arrivare alla fine del mese. Ma alcuni non si avvicinano al nostro camper per paura di perdere la loro dignità». Proprio a questo è dedicato il servizio di Camper emergenza: avvicinare gli emarginati, ascoltare le loro storie ed aiutarli a superare le difficoltà, in modo che non smettano mai di sentirsi uomini.
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